Quest’anno, a causa della pandemia da Corona virus (COVID-19) inizialmente scoppiato in Cina e poi arrivato nel 2020 in Italia e diffuso in tutto il mondo, stiamo vivendo tutti una situazione davvero surreale.

Quel week-end del 15-16 febbraio, dopo la festa di San Valentino passata in casa, siamo andati a fare un viaggio a Modena e Bologna pernottando all’Hotel Cosmopolitan di Bologna.

Dopo quel viaggio, prima di fare un’altra uscita sarebbero dovute passare almeno altre 2-3 settimane. Intanto proprio in quei giorni ho avuto problemi a lavoro e sono rimasto senza lavoro.

I tempi bui del Corona virus

Intanto è arrivato marzo, l’8 marzo la situazione è diventata di proporzioni incredibili: il Dpcm 8 marzo 2020 ordinava la chiusura immediata di tutte le attività socio-culturali e della ristorazione non di prima necessità.

Ciò che rimaneva aperto per ora erano solo i supermercati alimentari, inoltre ogni spostamento doveva essere motivato e provato con un’autocertificazione; inoltre obbligo di uso di mascherine e guanti usa e getta.

Anche noi abbiamo assaltato il supermercato per fare le scorte: è vero si che meglio uscire poco possibile, ma onestamente credo che non ci fosse mai stato il bisogno di svuotare tutte le scorte dei negozi. Per fortuna quelli non sono mai stati chiusi, anche se ci sono ritardi sulle consegne di alcuni prodotti proveniente per lo più dalle cosiddette “zone rosse”.

Da allora mentre di settimana in settimana, nuovi decreti introducevano ulteriori restrizioni agli spostamenti e modifiche all’autocertificazione, le strade erano sempre più deserte.

Un periodo che sembrava non aver mai fine in cui però si sono riscoperte tante cose: i legami con i famigliari con cui si vive in casa, la fragilità umana e le possibilità offerte dalla tecnologia sia per lo studio che per il lavoro. Inoltre c’è chi si è dedicato a qualche hobby che si poteva fare in casa come cucinare o fare giardinaggio.

Credo che questo sia un periodo storico senza precedenti che i nostri discendenti studieranno e rimarranno stupiti.

Il Corona virus non è stata come una annuale influenza stagionale, ma una strage di persone innocenti dove i più colpiti sono stati i deboli tra cui gli anziani.

Torta di fragole
La mia torta di compleanno per i miei 25 anni

Rientro a casa: il viaggio in treno

Ormai senza lavoro e “costretto” a pagare l’affitto, dopo aver passato sia la pasqua che il mio compleanno in casa, sentivo l’esigenza di rientrare a casa dei miei genitori.

Ho rimandato per 2 mesi lo spostamento, monitorando giorno per giorno i nuovi decreti sia nazionali che le leggi regionali, sperando in una riapertura e evitando di fare un viaggio contagiioso.

Forse mi sono convinto quando ho visto un video fatto dalla Marinobus su come hanno ripreso a viaggiare, le modalità di sicurezza e igienizzazione prese.

Tuttavia con il bus avrei dovuto prendere 1-2 treni, fare 2 cambi di bus e poi mi sarebbero dovuti venire a prendere con la macchina.

Così valutai la soluzione treno: un solo cambio a Roma e poi da Foggia a casa con la macchina.

Dopo aver visto per alcuni giorni i prezzi dei biglietti aumentare, mi sono deciso e ho effettuato la prenotazione.

Per rientrare presso la mia residenza e per aver perso il lavoro, avevo tutto il diritto di viaggiare.

Fatte le pulizie dell’appartamento che mi ha ospitato per più di 5 mesi, preparate le valige e fatta l’ultima abbuffata di sushi, sono andato a dormire e la mattina sono andato via, così come se fosse una normale uscita, come se sarei tornato dopo qualche ora.

Con guanti azzurri spessi, mascherina nuova e due valige mi sono diretto in stazione per prendere l’Intercity che mi avrebbe portato verso Roma Termini.

Valige

Dal finestrino avevo fino alle 14:33 più il ritardo per osservare la costa. A Pisa centrale una vocina iniziava a dirmi di tornare indietro.

E poi quel mare che vedevo dal finestrino e che avevo quasi sotto casa … addio, stavo andando nelle montagne dell’entroterra dove il mare non si vede neanche con il binocolo.

Nel primo treno di fronte a me un ragazzo smanicato che non usava neanche i guanti diretto in Calabria, mi voleva anche offrire dei biscotti.

L’intercity è davvero idea per viaggiare con le valige visto che c’è lo spazio per metterle a metà vagone. Io ho scelto proprio un posto vicino al deposito bagagli così da tenere le valige sotto controllo.

Nel Frecciargento che ho preso poi da Roma a Foggia, invece, non c’era molto spazio per le valige. Sarò stato il primo a salire forse, posizionato un bagaglio nell’apposito scompartimento, l’altro me lo sono tenuto con me, un po’ sporgente sul corridoio: non c’era altro modo.

Avevo anche paura che avessi sbagliato posto invece credo che fosse giusto visto che il controllore poi mi ha trovato facilmente per un chiarimento sull’assistenza in discesa a Foggia che ad alcuni era segnalata ad altri no.

Per fortuna però sul Frecciargento tutti e 3 i posti vicino a me erano liberi. Ma comunque quei tavolini sono molto più scomodi rispetto a quello dell’Intercity.

Interno carrozza Frecciargento

A Roma per poter salire sull’altro treno ho dovuto consegnare l’autocertificazione alla polizia e motivare lo spostamento.

Intanto, considerando le complicazioni che stavano uscendo e voltasi ormai la sera ero già sicuro di averla combinata davvero grossa: Ero libero di uscire dov’ero ed avevo tutto ciò che potevo avere, beh certo a parte un lavoro per poter pagare l’affitto.

Sceso dal treno a Foggia mi misurano la temperatura, poi ho dovuto consegnare il secondo modulo che avevo alla polizia. Intanto avevo rincontrato mio padre. …Niente abbracci, non è consentito.

Ci siamo messi in macchina e andando verso casa ci ha fermato la polizia… volevano un’altro modulo ancora! … ma non ne avevo più e quindi abbiamo dovuto compilarne un’altro.

In viaggio papà mi racconta di come viene vissuta la situazione qui giù: hanno tutti paura e tutto è chiuso. Tra l’altro, da noi non c’è possibilità di ordinare la cena o la spesa a casa.

Arrivato a casa rivedo mia madre, poi il letto fatto nella stanza degli ospiti.

Rientro a casa: cuori spezzati

Il detto casa “casa dolce casa” non sempre è adatto, in questa situazione, mi sono ritrovato colpito da una sensazione di solitudine, di stupido che sono stato.

Stavo bene su, ora mi tocca restare in casa per 14 giorni e tra l’altro far restarci anche la mia famiglia. Per la mia stupida scelta ho dovuto rinunciare agli affetti e mi sono ritrovato a dover tornare a dormire solo dopo 8 mesi.

È stato davvero molto difficile dormire la prima notte, se non fosse per la stanchezza del viaggio che seppur non avevo sentito durante tutto il giorno, la sera l’ho iniziata a percepire.

Tornare a sentirsi con il telefono, soltanto la voce, senza il calore, senza lo sguardo, è stata la sensazione di retrocessione più brutta che abbia mai vissuto. Fare dei passi indietro mi fa sempre molta paura!

Ho fatto una cosa che non avrei mai voluto fare: non avrei mai voluto dividermi da lei e ora devo portarmi la delusione di me stesso di non essere stato in grado di mantenere la promessa.

Ciò che mi sono sempre detto nei primi giorni e che valga come lezione è che non sempre i soldi sono la cosa più importante: è vero che pagare affitto senza lavoro era diventato molto dispendioso, ma non vale quanto è stato il dolore di dividersi.

È diventata una storia davvero molto triste, dove l’unico modo per andare avanti è la speranza di potersi presto riabbracciare tutti.

Ammetto di aver fatto uno sbaglio imperdonabile, di aver lasciato sola una persona che ha tanto bisogno di me e di aver rinunciato alla mia vita che mi stavo creando per tornare dalla mia famiglia che non vedevo da Natale.

Dove c’è amore vero però, si superano tutte le difficoltà, comprese queste!

Tornerò a riprendere in mano la mia vita indipendente dai miei con la persona che amo appena tutto questo sarà finito.

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